Supplemento al numero 40 di Giano
La cultura storica e la sfida dei rischi globali
di Luigi Cortesi
Problemi e rischi globali – Per una nuova storia – "La crisi del passato – Inadeguatezza della storiografia, e di questi stessi appunti – Sulla rivoluzione industriale – Polanyi e gli altri – Hobsbawm e Wallerstein – A.J. Toynbee e C. Ponting – "Lunga durata" e antropocentrismo – Studi italiani – Gli inganni del ’900 – Rischio nucleare e rischio entropico: una sinergia mortale
Premessa
La mia esposizione può essere divisa in quattro parti:
nella prima parte cerco di definire cosa dovrebbe intendersi per problema globale e per rischio globale, e la connessione dei problemi con i rischi (e, quindi, di individuare i problemi estremi, propriamente "finali", di assoluta rilevanza, che costituiscono il presupposto del discorso);
nella seconda parte intendo illustrare i rapporti in cui questi problemi si pongono con la cultura che caratterizza la nostra età storica, e quindi le loro attinenze con la storiografia;
nella terza parte rileverò l’insufficienza dei paradigmi cognitivi dominanti ad affrontare il contenuto rivoluzionario dei nuovi temi e mostrerò come l’incertezza del futuro si rifletta in una profonda "crisi del passato" e nella rimozione dei problemi che caratterizzano il presente;
nella quarta parte proporrò esempi di inadeguatezza e di ritardo della storiografia in relazione ai problemi ambientali e alla coscienza ecologica, specialmente a proposito della rivoluzione industriale; tratterò infine, più brevemente, del rapporto tra la storiografia del XX secolo e i rischi globali e finali – l’ambientale e il nucleare.
Ritengo opportuno avvertire che in questa sede, in una relazione che é informativa d’una ricerca in corso, non mi propongo di esaurire la bibliografia esistente in materia, la cui mole é inversamente proporzionale alla scarsa diffusione dell’informazione scientifica. Nel caso degli esempi storiografici i riferimenti saranno relativamente numerosi, ma certo anch’essi non esauriranno l’argomento. Il tema impervio (nel senso che non é percorso o é scarsamente percorso, e si presta poco ad essere trattato da uno storico abituato a misurarsi con l’empirìa) giustificherà – spero – i limiti da "primo approccio’, al quale mi decido dopo lunghe esitazioni.
Ho cominciato a lavorare con il computer dieci anni fa, e tra i files che vi inserii c’era un "Silenzio di Clio" che già allora mi trascinavo da tempo immemorabile sulla macchina per scrivere, con appunti variamente svolti, incollati e glossati. Se ora mi accingo ad una parziale trascrizione e pubblicazione é perchè i dati scientifici relativi allo "stato del mondo", che é poi lo "stato della storia" alla nostra data, sono via via più preoccupanti, e il rapporto che con essi ha l’intelletto umano medio (coscienza storica e attività storiografica comprese) non dimostra un’adeguata capacità e volontà di affrontare i rischi incombenti.
Non vorrei che il carattere riepilogativo dell’esposizione desse l’impressione di una serie di tesi rigide. Considero infatti il mio contributo come un tentativo di riflessione ancora parziale, e perfino elementare per chi si occupi di rischi bellici ed ambientali. La sua incompletezza non significa sottovalutazione degli studi – italiani e soprattutto stranieri – che non si trovino citati, ma semmai deficienza di documentazione. Anche perciò ho deciso di pubblicare queste note in forma imperfetta, ma provocatoria, nella speranza che altri studiosi intervengano con le loro obbiezioni e con le opportune correzioni e aggiunte.
Sul merito dell’impostazione il parere di chi vorrà eventualmente interloquire sarà in ogni caso utile allo svolgimento d’una discussione che mi pare necessaria e urgente.
Problemi e rischi globali
Chiamo "globali" i rischi emersi da un lato con il processo di mondializzazione del modo di produzione e del mercato, che ha conosciuto negli ultimi decenni una sensibile accelerazione, e dall’altra con la dimostrazione dell’unità della "fascia di vita" del pianeta Terra, quale é sortita dalla diffusione appunto planetaria A, della radioattività da esplosione o da dispersione nucleare, B, dell’inquinamento e dei suoi effetti, una vera e propria guerra chimica che l’uomo conduce contro le condizioni della propria stessa esistenza.
Si potrebbe forse parlare di problematiche mondiali e, rispettivamente, globali: le prime cioé inerenti ai fenomeni economico–sociali che si svolgono orizzontalmente sulla superficie della Terra; le seconde – anch’esse in ultima analisi di natura economica – interessanti la biosfera in quanto dotata di un proprio spessore verticale, dai primi strati geologici alle profondità oceaniche e atmosferiche. Problematiche relative, in sostanza, all’ambiente complessivo, naturale e artificiale.
I primi problemi interessano singole zone o paesi, ed anche regioni continentali vaste ma pur sempre delimitabili del mondo; i secondi hanno, con maggiore o minore immediatezza, una diffusione ecosferica. Questa differenziazione é puramente strumentale e provvisoria; i due piani sono interconnessi (é la stessa attività economica, e in generale la prassi umana, che drena le risorse naturali) e sono destinati a unificarsi, data l’impossibilità di tenere geograficamente separati nel tempo lungo gli elementi d’un ecosistema unitario.
In termini complessivi, credo sia possibile affermare con sicurezza che l’ordine economico dei problemi indicati ha un rapporto dialettico con l’ordine globale e potenzialmente finale. Questo non é pensabile senza il primo, il quale alla sua volta viene alimentato dal mantenimento anche armata manu di condizioni di diseguaglianza e di rischio.
Il nesso tra globalizzazione dell’economia capitalistica e globalizzazione del rischio (in termini brevi, tra la globalizzazione nella sua comune accezione economicistica e i rischi estremi) va cercato sostanzialmente nel fabbisogno di energia (e nelle scelte energetiche) dei massimi paesi produttori, che costituiscono il G8, e di un certo corteo di paesi "minori" soprattutto europei; ma il problema riguarda anche le economie di paesi cosiddetti "in via di sviluppo", secondo il concetto dominante di sviluppo e la relativa tipologia.