L’itinerario politico-intellettuale di Luigi Cortesi, nato a Bergamo nel gennaio del 1929, inizia con una partecipazione precocissima alla Resistenza, negli ultimi mesi prima della Liberazione, e si sviluppa nella Milano degli anni ’50 con la militanza comunista e con l’attività scientifica – in un gruppo di giovani ricercatori come Franco Della Peruta, Stefano Merli, Giuliano Procacci e diversi altri - all’Istituto Giangiacomo Feltrinelli, il principale centro propulsore della storiografia del movimento operaio nell’Italia del secondo dopoguerra, del quale Cortesi sarà anche per alcuni anni direttore della Biblioteca. E’ attraverso questa esperienza, e la vicenda di “Movimento operaio”, il bollettino-rivista dell’Istituto ispirato in tutta la sua fase più innovativa da Gianni Bosio, che maturano le caratteristiche più importanti della personalità di storico di Cortesi: l’attenzione e anche la passione documentaristica, rispetto alle diverse versioni allora come oggi imperanti di storiografie precettistiche, edificanti, impegnate a costruire leggende dei più diversi colori, e la rivendicata tensione politica del lavoro storiografico, vissuta in modo profondamente critico e non solo autonomo ma contrapposto agli strumentali usi politici della storia da qualsiasi parte imposti e amministrati.
Sono queste le caratteristiche che si ritrovano nella lunga stagione di direzione, insieme a Stefano Merli, della “Rivista storica del socialismo” (1958-1967) e nella ricca produzione storica di Cortesi, concentrata inizialmente sulla storia del socialismo italiano, delle sue figure fondanti e della sua costituzione in partito (Turati giovane e La costituzione del Partito socialista italiano, entrambi pubblicati da Edizioni Avanti! nel 1962), della lotta politica al suo interno (Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione 1892-1921, Laterza 1969), e sviluppatasi poi in una storia del movimento comunista che dalle vicende nazionali e dagli intrecci con la storia italiana (fondamentali sono al riguardo il volume su Le origini del Pci, FrancoAngeli 1999, e la ripresa e la rielaborazione di molti studi in Nascita di una democrazia. Guerra, fascismo, resistenza e oltre, manifestolibri 2004) si è via via allargata a una dimensione e a un respiro internazionali, come testimonia l’opera a cui Cortesi ha lavorato durante tutta la sua lunga malattia e ha fatto in tempo a rivedere proprio nei giorni prima della morte e consegnare alla manifestolibri: Storia del comunismo. Da Utopia al termidoro sovietico. In quest’opera, sulla quale sarà importante tornare e sviluppare un’ampia discussione in occasione della pubblicazione, Cortesi assumeva il concetto stesso di comunismo “in tutta l’ampiezza del termine”, come “il conflitto sociale stesso, il movimento in atto, la cui forza motrice rimane la disuguaglianza tra le classi e i grandi gruppi umani, ineliminabile se non in una progressiva socializzazione”, e ricorreva spesso, per identificare tale movimento, al termine di “socialcomunismo” per indicare, al di là delle complicate e contrastate vicende della storia del movimento operaio, un “comune terreno di riferimento sociale e morale” e la necessità di un’attenzione critica a tutte le sue componenti (testimoniata anche, se mi è consentito, dalla cura insieme al sottoscritto del numero speciale de “Il Ponte” su I socialisti e il ‘900: i percorsi, la crisi, febbraio-marzo 2004).
Ma era la stessa ampiezza delle problematiche affrontate che già da molti anni aveva portato Cortesi al di là della sola, e per lui così rilevante, attività storiografica: è la stesura di Storia e catastrofe. Considerazioni sul rischio nucleare, Liguori 1984, una vera sfida agli approcci settoriali e specialistici di fronte alla dimensione globale dei problemi del mondo contemporaneo, eppure condotta con lo stesso scrupolo di documentazione e di analisi critica tipico del Cortesi storico; una apertura mentale e una angoscia razionalmente motivata che hanno portato soprattutto alla lunga attività di direzione della rivista “Giano” (57 numeri dal 1989 al 2007, più vari quaderni e appendici), un esempio forse unico di confluenza di numerosi interessi, competenze e problematiche (dall’ambientalismo al pacifismo, dalle interdipendenze geostrategiche del mondo attuale alla riflessione contemporanea sulla scienza, ecc.) e un’impresa la cui principale fonte di sopravvivenza e di coerenza è sempre stata la passione che animava il suo direttore.
Andrea Panaccione
- Login o registrati per inviare commenti